Eco che porto quello che sa il non manifesto

Perdono e perdonar(si)

Sto guardando mio corpo internamente.Non c’è neanche un organo fuore del posto. Posso depurare il mio sguardo, che mi atraverso in corpo. Non ho idetità, sono senza pelle. Sono soltanto coscienza che si guarda in me. Non c’è bisogno di temere(bisogna che non abbia paura). Bisogna disprendersi di qualsiasi etichetta o standard. La vita non aspetta che sistemi tuo corpo per viverla.

Ho pensato in pensare il pensiero in sè stesso e cosi superarlo.Farlo aaccadere cosi radicalmente che, accadendo, non ci fosse più. Ho pensato in una parola; una abbastanzza usata: “Fiore”. Prima, sono decomposte le lettere: “F,I, O,R,E”.Guardi, il fiore non è più un nome. Dopo, imaginasi il fiore; all’imaginalo, lui è rosso nella mente. Faccio frantumare petala per petala. Lui svanisce allora, nel contesto del pensiero il pensiero già non è, o è, nel massimo, una energia sfuggente che subito si disfa, mescolarsi all’aria di tutto. Nel spazio di tutto. Gardi, pensare può essere un’energia nel tutto; la finzione sta nella fantasia che in lui si pone.

C’è un tremito dove il alberi cercano volare le sue radice.

Force ho bisogno di parlare com qualcuno. Ma, è cosi notevole che nessuno sapia.

Ci sono tre piante nel mio bagno. Fra loro, una finestra. Guardando dalla porta e pienamente davante, si capisce che loro stano tutte indicando per la finestra, cosi come in un gesto sublime di devozione, cosi comune nelle illustrazione e pitture religiose. Quest’ato delle piante è la vera religione, qualcosa che è nel loro cerne. È la presenza dell’energia unica che vive nelle piante e in te. È cosi notevole e semplice, senza rebuscamenti, interessi o desideri, senza perdono o perdonarsi, che comove. Questa tenerezza è parte del incommensurabile, il quale, per esserlo, le parole no raggiuncero interpretare.

Pochi vedono veramente la vita; vedono suoi ponti di visione su di lei.

Provi, soltanto, un attimo. Solo per scherzo, diciamo, guardare per suo nome in prospecttiva: Guardilo lontano, nella formazione del pensiero. Quello codico che è rimasto registrato. Non è possibile percepire che tu non sei un nome? Che puoi guardalo e,pertanto, se l’osserva, non puoi esserlo?

Questo fiumi che esce di qui e entra in altro fiumi e diventa oceano, e ritorna alla goccia che è, sa che traspira in tutti i pianeti e nella stella più vicina, e nella faccia del bambino sorpreso con la vita?

Quelle trè nuvolelì,avendo il suole come cume, avanzano ferme e rapide, come bolidi di speranza senza porto o arrivo.E sono cosi belle in talle fragilità… Scioglierono già.

La respirazione si chiude in cercio. In tutti li animali? Dove sta la respirazione nella mosca? Chi si avicina piu dell’ Essere semplicimente? Chi fa cercio per respirare o chi non? Chi può stare piu esposto all’Essere che la pianta, che del mare, che l’aria che è proprio l’essere del mare?

Force abbia una specie d’ansietà, anche oltre dell’umano che ha inventato, force sarebbe dire una tenzione, qualcosa in attesa, c’ioè, che aspeta in osservazione; force abbia perché succede, chi lo sa, il Big-Bang, ma questo non può essere corrotto in parole, neanche a nostra prospectitiva.Si può averla come n brivido nel corpo dell’Eternità.

LIN DE VARGA

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